Negli ultimi anni i padri sono sempre più al centro del dibattito pubblico e sociale: da una parte le riflessioni sul ruolo dei papà e sulla loro centralità nel disegnare nuovi modelli di famiglia - tema d'attualità ora è il congedo obbligatorio per i padri - dall'altra studi, libri e ricerche sulla sfera emotiva della paternità.
Un netto cambiamento di prospettiva, non c'è che dire, strettamente collegato alle trasformazioni economiche e sociali in atto, che portano a rimescolare le carte e a rivisitare - se non ovunque almeno in determinati contesti - modelli ormai obsoleti del ruolo genitoriale.
La paternità emerge, da queste riflessioni, come processo di trasformazione che porta in un territorio nuovo, per alcuni bellissimo, per altri costellato da emozioni forti, dubbi, rischi e fatiche. Diventare padre non coincide con il "sentirsi" padre, cioè con l'appropriarsi della dimensione emotiva della paternità, che richiede una continua costruzione, giorno per giorno, di una nuova identità.
Ma cosa ne pensano i papà? E, soprattutto, se la paternità è trasformazione, emozioni, gioie e fatiche, i papà sentono il bisogno di condivisione e confronto?
Sono partita da questa domanda e sono arrivata, attraverso strani casi della vita, a scoprire il progetto "Papà al centro" promosso dall'Associazione Culturale Pe.A.Ce. PEriferie Al CEntro di Milano e realizzato con il sostegno della Legge
L.R.23/99 e di una vasta rete di realtà pubbliche e
private del territorio milanese.
I sabato mattina - dalle 10.00 alle 12.30 - tutti i papà con i loro bimbi dai 12 mesi ai 5 anni, vivono un momento speciale di gioco con i figli e di incontro e condivisione di emozioni ed esperienze con altri padri. Dove? Presso lo spazio di servizi per le famiglie Altrotempo, in Via Friuli 11, e presso il nido Il Sicomoro, in zona Rogoredo.
"Con
gli amici si parla di calcio, di donne e delle solite cose. Con i
colleghi si parla di lavoro. Questo è uno spazio diverso dove poter
parlare del proprio modo di essere padre e delle difficoltà nella
gestione educativa", racconta un papà che ha frequentato il primo
incontro.
Come sono gestiti gli incontri? Bimbi
e padri sono accolti insieme e ai bambini viene dato tutto il tempo di
cui hanno bisogno per adattarsi all'ambiente e capire che il loro papà
non li lascerà. Dopo
una prima ora di gioco comune papà-bimbo coordinato da due educatrici, grandi e piccini fanno merenda per poi separarsi: i piccoli partecipano ad
attività di manipolazione e, in locali adiacenti, i papà si prendono un
tempo per loro - animato da "colleghi" padri che facilitano la comunicazione - per conversare, condividere emozioni ed
esperienze, fatiche e soddisfazioni del proprio ruolo paterno.
Come non dare spazio ad un'iniziativa del genere su Moms@park? Si tratta di affinità elettive!
Per avere maggiori informazioni su "Papà al centro", date e costi (è richiesta solo la tessera associativa) visitate il blog www.papalcentro.blogspot.it.
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Interessante iniziativa.
RispondiEliminaVorrei osservare che già un padre che decida di partecipare (e lo faccia) a questo tipo di incontri è un padre "di un certo tipo", un padre evidentemente in cerca di una propria identità di padre, desideroso di individuare la peculiarità del proprio ruolo. MI chiedo, se avessi proposto una cosa simile al mio lui, se avrebbe mai preso in considerazione la sola idea di andare a vedere di cosa si trattasse...
Si rifiutò categoricamente persino di accomnpagnarmi a un incontro pre-parto dedicato ai "mariti". Questo però non significhi che rifiuti il suo ruolo di padre, forse non è portato tanto a sentire questo ruolo come un qualcosa da condividere e discutere, da confrontare con esperienze altrui, cosa che per le madri è in genere una grande necessità.
Ciao SuSter, grazie per la tua osservazione. Forse è possibile vedere un padre che segue questo tipo di incontri semplicemente come un padre che ha determinati bisogni, senza incasellarlo in una definizione. Sarà che io ho la tendenza a non categorizzare... Sono tutti padri, sia quelli che frequentano queste iniziative, sia quelli che non lo fanno. Ancora oggi se proponessi un'esperienza del genere a mio marito, mi guarderebbe con occhi stralunati: condivisione, discussione, confronto, soprattutto in merito alla paternità, sono cose che non gli appartengono, un po' come al tuo lui probabilmente. E così per tanti altri padri e questo non significa assolutamente che rifiutino il loro ruolo di papà, anzi!
RispondiEliminaciao in quanto papà volevo dire che se ci fosse un'iniziativa così nel mio quartiere la prenderei al volo. Del resto non sono davvero tante le occasioni per confrontarmi con altri papà. Recentemente poi ho letto un libro per certi versi illuminante, scritto da Michael Chabon, scrittore di romanzi: Uomini si diventa. Contiene delle riflessioni sull'essere padre/madre che rappresentano benissimo le "sabbie mobili", l'indeterminatezza, la fatica e anche l'ipocrisia che sostanziano il ruolo di noi padri "moderni". Consigliato a uomini e donne.
RispondiEliminapaolo
Magari l'iniziativa prima o poi approda anche da queste parti! Che ne dici di farti promotore o, meglio, facilitatore? ;-)
RispondiEliminaIl tuo suggerimento di lettura mi incuriosisce e ti ringrazio: è bello avere nuovi spunti per riflettere sui propri ruoli.